La "Clebbeide"


LA "CLEBBEIDE"

si rimane, ahimè, di stucco
che tre teste di cacciucco
abbian messo lo scompiglio
tra le fila del Consiglio.

Or si evince proprio bene
che le cellule del pene,
dopo l'ozio delle feste,
si propagan nelle teste.

Fra ululati e pipistrelli
E' scoppiato il casus belli
giacchè tra questi tonti
non tornavano più i conti.

E missive maledette
ingolfarono internette
con accuse strampalate
ed un sacco di menate.

"Buona sera, sono il Panca,
la rotella un pà mi manca,
fo le borse a San Donnino,
ma di certo un son cretino!

Il Dainelli è un dittatore,
tra le mele ha il pizzicore
vuole fare il Mussolini
e disporre dei quattrini.

Con lo sguardo torvo e truce
mi ricorda proprio il Duce
e gli andrebbe messo il cappio
come al matto di Predappio.

Vuol star sul seggiolone
ma l'è ormai da pannolone
ed è l'ora che la pianti
l'è schizzato e un si va avanti!

Il canuto d'un vecchino
va girando in motorino
a piazzare calendari
'na cacata senza pari

E ciò la dice tutta
che il Consiglio l'è alla frutta
e che questi perdigiorno
devon togliersi di torno.

Caro mentore del fascio
nella cacca io vi lascio,
proteggendomi d'orbace
voglio star col culo in pace.

E quel gonzo di Scintilla
che t'ha fatto da Balilla
l'è così sgrammaticato
che si vede vien da Prato.

Tutto fico ed impettito
butta soldi dentro il sito,
lo sa pure la Giuditta
che vuol fare ma gli sguitta.

Come disse il Marchisello
il bilancio l'è un tritello.
Anche Foffo ed il Lombardi
se ne accorsero un pà tardi.

Mi ritrovo in imbarazzo,
care teste mie di cazzo.
Mi sparlate anche alle spalle
raccontando solo balle.

Mi credete un lumacone
ma fo affari anche in Giappone.
Nell'impero di levante
il mio uccello l'è un idrante.

Poi, nel gioco dei barattoli,
c'hanno messo anche il Cubattoli,
che l'è secco allampanato
per le seghe s'è tirato.

Ho mangiato pane e fiele,
ma non rischio le mie mele,
di gran lunga preferisco
dar palpate al Sexy Disco.

Molte cose qui non vanno
e mi racan certo danno.
Ho paura delle tasse
e vi mando tutti al gasse!

Con gran stile letterario
gli rispose il Segretario
ch'erudito italianista,
lo rimise presto in pista.

In maniera molto brusca
l'accademico della Crusca,
credendosi a Gambassi
andò in culo alla sintassi.

Furioso e rosso in volto
fece finta d'esser colto
e con frasi forti e altere
si scagliò sul pellettiere:

"Oh borsaio della malora,
che t'accorgi proprio ora,
tu che bocchi e spesso fruchi,
del bilancio pien di buchi?

Se unn'è congruo nè coerente
non ci importa un cazzo niente,
si va in tasca alla Finanza
e a te viene il mal di panza.

Da tempo siamo pronti
a andà in culo a Mario Monti,
che le tasse ha reso esose
colla faccia a water close.

Molto spesso alle riunioni
ti grattavi nei coglioni,
fra le mosche e le zanzare
si sentiva il tuo raspare.

Solo io c'ho messo il culo,
te t'hai fatto come il mulo,
che unn'ha fatto mai le corse,
va a cacare te e le borse!

Fono allora bene silente
intervenne il Presidente,
che incazzato come Foffo
arringò così il gaglioffo:

"Chi ti mette pipiconia,
quella stronza della Sonia?
Tu ci metti in un bel guaio!
te la tromba il macellaio?

Caro figlio della lupa
l'è la moglie che ti sciupa,
tra le gambe c'hai un frinzello
e sei solo il suo zimbello.

Ti finisci col bambino
a girar col passeggino,
a comprar le tisane
e pestar merde di cane.

Son venuto alle tue nozze,
era meglio andare a cozze
o assoldare una baldracca
dentro casa, in via Baracca,

mandando la Mirella
a cicoria in camporella
a fiutare l'erboline
nel pratone alle Cascine.

T'ho trattato come un figlio
e t'ho messo nel Consiglio
e ora tu, trinariciuto,
m'accoltelli come Bruto.

Ti volevo un pà più fava
che ossequioso m'appoggiava
e invece, o mio Caino,
t'hai creato un bel casino.

E lo dice anche ì Guidotti
che i coglioni ce l'hai rotti,
Vai in Giappone, vai in Corea,
che ti venga la diarrea!"

BMW Italia, BMW Europa,
ma pensate più alla topa,
noi vogliamo far baldoria
e un c'importa questa storia!

Chiome bianche, chiome fulve
inchinatevi alle vulve
a cui inneggia il netturbino,

a quei peli riccioluti,
odorosi e un poco irsuti
che ora chiamo per pudore
veri boccoli d'amore.

A quell'incavo divino
ch'è la culla del destino
e, legandoci alla vita,
ci fa poi leccar le dita.

A quel nettare di dei,
sinfonia per zebedei,
che ci libera le mani
dai crescendo rossiniani.

La moto dà piacere
come a Vendola il sedere,
ricordando i tempi belli
con il vento tra i capelli.

Or placate le cappelle
sul calore delle selle
e sfogate i vostri ormoni
con le mute e gli scarponi.

Noi si balza sulla forca
e c'importa della sorca,
noi guidiamo mille leghe
ma un vogliamo certe seghe!!

E se i conti son fasulli,
cara manica di grulli,
fate ora come il Chiti,
scaccolatevi co'diti!

Noi vogliamo andare in moto
con la pace nello scroto,
ornando le sgranate
di curegge ponderate!

Per divin misericordia,
presto torni la concordia,
ma non quella del Giglio,
tra i cazzoni del Consiglio!

Un pensiero riverente
al grandioso Presidente,
a tutti i Segretari
che c'han messo i tafanari,

ai preziosi Consiglieri,
quelli d'oggi e quelli di ieri,
ad un gruppo favoloso
senza gente sul merdoso;

anche se coi conti asciutti,
noi vogliamo bene a tutti,
ritornate dei fratelli
e un rompete più i corbelli!!